13 settembre 2019
Heavenly cratures strategis of being and seing
group show a cura di Alessandro Romanini alla Kunstalle West (BZ)

STRATEGIES OF BEING AND SEING
L’espressione artistica  considerata come strumento che permette allo stesso tempo un’ analisi interiore e un’indagine sull’esistente intorno a noi, che cade sotto i nostri sensi, al centro dei nostri processi percettivi.
Questi due elementi vengono riuniti da un processo metalinguistico, che fa si, che  mentre l’artista sviluppa la genesi del suo processo creativo si interroga sul senso stesso di fare arte e sui principi strutturali della propria poetica.
Questa tipologia di riflessioni mediate dai vari strumenti espressivi, è caratteristica della cosiddetta epoca post mediale.
Dopo una oltre un ventennio di dominio concettuale e oltre un decennio di “ritorno all’ordine” dettato dall’operatività manuale e figurativa degli anni ’80, passando per il neoconcettualismo negli anni ’90, in questo primo ventennio degli anni Zero si assiste a un fenomeno particolare.
Superando il diffuso solipsismo dettato dalla cultura digitale e dall’always on di  internet, gli artisti tornano ad apprezzare le dinamiche relazionali e soprattutto tornano a relazionarsi con l’esistente in maniera innovativa.
Questa nuova forma di relazione è basata su un sincretismo che tiene insieme sia i principi di riflessione ed elaborazione tipici del concettuale che i procedimenti alla base dell’espressione pittorica e scultorea più tradizionale.
Gli artisti coinvolti portano avanti un’impostazione etica che mira alla costruzione di immagini “inedite” da un punto di vista percettivo e iconografico, intraprendendo una lotta contro la pervasiva pioggia di immagini destituite di fondamento significante, caratteristiche dell’universo mediatico.
Gli artisti coinvolti, sono stati selezionati in quanto rappresentanti delle varie declinazioni del fenomeno e delle varie strategie di analisi del reale e della visione.
Protagonista delle loro poetiche e delle loro forme espressive è infatti la percezione stessa sia nella direzione produttiva che in quella dello spettatore.
Gli artisti proposti sono inoltre accomunati dal tentativo di costringere gli spettatori a costruirsi inediti e soggettivi percorsi percettivi e mappe sensoriali, che si affranchino dalle consuete dinamiche fruitive.
A questo si aggiunge da parte di tutti il conferimento agli strumenti espressivi di un valore “filosofico”, di produzione di riflessione ed elaborazione di pensiero (in ogni epoca la filosofia concede il testimone ad un’altra disciplina), che unisce secondo il suddetto processo metalinguistico, il senso delle operazioni creative, il ruolo dell’artista nella società e la costruzione di processi percettivi originali.
Dalle declinazioni paesaggistiche in funzione di stimolazione percettiva a quelle in cui la pittura è traduzione di codici relazionali e architettonici in forma geometrica passando per la fotografia utilizzata nelle varie potenzialità espressive e la dimensione scultorea di piccola dimensione da leggere in chiave installativa.
Tutte le opere esposte sono la sintesi quindi di una riflessione sulla dimensione interiore dell’artista e della sua osservazione e riflessione sulla realtà.
La mostra da leggere come la riunione di un complesso di strategie del vedere e dell’essere.