Fabrizio Cotognini Phtongos solo show curated By Lorenzo Benedetti at Fondazione Morra Greco Napoli

Phtongos

Fabrizio Cotognini
A cura di Lorenzo Benedetti Fondazione Morra Greco
22 Febbraio - 30 Marzo 2024 Testo di Lorenzo Benedetti

Già dal titolo della mostra si entra nel mondo affrontato da Fabrizio Cotognini che ripercorre uno dei temi più affascinanti dell’immaginario umano: il rapporto con le creature fantastiche che si perdono nella profondità della storia. La sua ricerca si lega al contesto dell’edificio storico di Palazzo Caracciolo di Avellino nel cuore della città di Napoli, anch’essa così ricca di stratificazioni culturali. Grazie al lavoro di restauro realizzato dalla Fondazione Morra Greco si è restituito al pubblico la bellezza dell’edificio, in cui sono comparsi importanti cicli di affreschi realizzati in epoca barocca da Giacomo del Pò. Da questo contesto Cotognini ci da la chiave d’accesso che si combina con quell’analisi etimologica che si espande a tutta una serie di elementi viventi nello spazio espositivo. Suono e disegno, riproduzione e trasformazione, migrazione e sopravvivenza, tutto si sviluppa in una serie di elementi che rendono visibili tempi e storie diverse, e allo stesso tempo ci fanno entrare in un dedalo di possibili storie. Proprio un suono diventa la partenza di un’analisi che ripercorre e trasforma una serie di temi ricorrenti nella cultura dagli assiro babilonesi fino ai nostri giorni. Dalle ricerche di Berio sulle sirene, fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, la colonna sonora della mostra, composta dal musicista Riccardo Michetti, è un mosaico di suoni e elaborazioni che ripercorrono il soggetto delle sirene.

L’attività di assiduo disegnatore porta la sua opera a riflettere su una serie di temi iconografici che dialogano direttamente con il passato. I termini iconografici intrinseci nell’opera di Cotognini si richiamano e partono dalla profondità della mitologia attraversando personaggi, artisti e scrittori di diverse epoche. Un omaggio all’immaginazione e alcuni dei suoi protagonisti, a partire da Gustavo Rol o Jimmie Durham, con i suoi totem in cui animali e oggetti sono intrinsecamente legati, passando poi da Gustave Moreau a Kiki Smith. Un intreccio tra disegni e riferimenti fantastici viene elaborato in continuazione dall’artista. Utilizzando come strumento l’incessante attività di disegno e di scrittura di note e riferimenti, Cotognini gioca su associazioni, citazioni e riferimenti che portano alla contaminazione e alterazione della realtà. Questa attenzione al contesto circostante viene deformata dalla continua ricerca e recupero di elementi storici che si perdono nell’antichità più profonda ma contemporaneamente sono accanto a noi sempre attivi o prossimi ad attivarsi. Riprendendo il Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges si entra in una struttura di incessanti rimandi culturali storici ma soprattutto di radici etimologiche che cercano di tessere quelle trame del tempo che hanno intrecciato, conservato e trasformato lo stesso suono e significato. Queste tracce sembrano essere riprese dal tratto dei suoi disegni. Al centro del progetto allestitivo l’artista mette delle vetrine con i dettagli della ricerca che collega mitologia, storia, filosofia, linguaggio in un unico caleidoscopico immaginario artistico. Le annotazioni sui riferimenti ma anche l’attenzione agli aspetti tecnici come le sigle dei colori che hanno tutti una particolare simbologia.

Viaggiare attraverso la storia e il tempo per fuggire il presente, ma allo stesso tempo riportare tutto ad una concentrazione attuale. La citazione è un uso di un riferimento esistente che deforma la scrittura presente. E in questo gioco di ripetizione, l’artista riprende Deleuze nella formulazione che l’unica cosa identica nella ripetizione è la sua differenza. Cotognini riprende questo pensiero nel copiare e deformare la realtà riallacciandosi in questo modo all’enorme corpus di elementi di drôlerie che abitano il nostro immaginario collettivo. Nella visionaria immaginazione di Cotognini ci imbattiamo spesso nel concetto di migrazione sviluppato da Aby Warburg. Temi e soggetti mitologici vengono attivati in modi diversi dopo secoli di trasformazioni e passaggi attraverso popoli e culture diverse. In questo modo nell’opera di Cotognini non troviamo solo quell’attenzione alle storie antiche che si risvegliano attorno il nostro immaginario collettivo, ma anche all’azione di trasformare e reinterpretare questi viaggi culturali che trovano sempre dei nuovi nidi in cui riprodursi. Non è un caso che un certo tipo di sopravvivenza culturale, sempre per rimanere con Warburg, si leghi così fortemente a quel concetto biologico e biomorfico che è relativo alle drôlerie. Il mondo naturale nelle sue probabili possibilità di manifestazione di esistenza ci porta a continuare quell’immaginazione del possibile attraverso una serie di integrazioni, trasformazioni e dunque metamorfosi che pongono la cultura sullo stesso piano della biologia, cioè quell’essenziale esigenza di sopravvivenza. E per affrontare questo compito la cultura cerca un’analogia nel carattere biologico principale che è quello di adattarsi. La cultura si adatta per sopravvivere e come la natura ha due possibilità principali: o si trasforma o si iberna per trovare delle condizioni migliori nel futuro. Questo parallelismo alla biologia pone un discorso fondamentale del valore culturale in rapporto al contemporaneo.

Photo © Danilo Donzelli Photography