Misericordia

150 x 250cm, carta giapponese su legno e matite con inserti di stampe a petrolio
Testo di Antonello Tolve

Decostruendo le tavole centrali del Polittico della Misericordia (1444-1464) concepito da Piero della Francesca per l'omonima Confraternita di Borgo Sansepolcro, Fabrizio Cotognini produce una struttura modulare suddivisa in sette ambienti correlati tra loro che, se da una parte ripercorrono la geometria dell'opera originaria (la rigidità della struttura, la formula gerarchica delle figure, l'immobile griglia iconografica), dall'altra richiamano alla memoria i sette peccati capitali, le sette chiese, le sette trombe, i sette cavalieri dell'apocalisse e, naturalmente, le sette opere di khesed. Di una figura che determina alleanza, compassione, solidarietà, apertura, rispetto e amore per l'altro. 

Carico di emblemi e di allegorie, anche questo nuovo lavoro dedicato alla Misericordia (2013) elabora interferenze tra l'arcaico e l'attuale. I due bucaneve morti su fondo nero simboleggiano, ad esempio, la caduta dei valori etici nel panorama odierno, mentre la pianta (Galanthus nivalis) e le farfalle che adornano l'edificio centrale della composizione, mostrano la speranza, la fiducia, l'auspicio di un mondo migliore. Le figure poste sulle quattro estremità – San Sebastiano (il resistente, degno di venerazione), San Giovanni Battista (precursore del nuovo) San Giovanni l'Evangelista (il visionario) e San Bernardino da Siena (francescano devoto alla povertà e alle cose semplici) – indicano, inoltre, nel disegno offerto da Fabrizio Cotognini, le virtù (le integrità, le moralità) principali attraverso le quali salvare l'umanità dall'attuale maleström che inghiotte l'economia, la politica, la società.

Da un punto di vista più strettamente aniconico l'artista crea, per di più, un nuovo omaggio al quadrato, ad una organizzazione le cui basi, strettamente combinatorie, riaprono un dossier che, da Малевич a Reinhardt, da Joseph Albers a Sol Lewitt (volendo citare soltanto alcuni nomi luminosi) pone l'accento su una unità linguistica elementare – il quadrato appunto – che è, per Cotognini, spazio della perfezione, elemento minimo che celebra l'uomo e invita ad interrogarsi sui collassi d'oggi.