Fabrizio Cotognini, Cercare, muoversi, vedere e immaginare: Fabrizio Cotognini
Testo: Elena Forin

Raccontandomi il lavoro presentato al Teatro Anatomico di Bologna, Fabrizio Cotognini ha fatto riferimento al tema dell’occulto.
In quell’opera le immagini di un libro dialogano con due piccole sculture in marmo, una ricoperta di rame e oro, l’altra d’argento ossidato al fegato di zolfo: al centro pagine che descrivono i flussi migratori degli uccelli.
I materiali riferiscono alle elaborazioni dell’alchimia, mentre le immagini parlano di inevitabili spostamenti alla ricerca di ambienti ospitali, di luoghi in cui poter consumare facilmente una vita. Eppure in questo lavoro il mondo umano e quello animale sono parte di un simile tracciato, e compongono una storia che dice della vita e delle sue dinamiche in maniera globale, unendo appunto brani anche profondamente diversi in apparenza – quello degli uomini e quello degli uccelli - ma simili sotto tanti punti di vista. Non mi soffermerò in questa sede sugli aspetti che uniscono le due vicende, ma cercherò di capire se e quanto siano simili i processi artistici che Cotognini mette in atto nell’intervenire sulle pagine di un libro e nel ricoprire le statue in marmo che raffigurano i due sposi.
E forse anche di capire cosa c’entra l’occulto nella sua ricerca.

Il disegno, la parola, la pittura.

Tra i vari interessi dell’artista, senz’altro ce ne sono due che lo coinvolgono quotidianamente: cercare e collezionare libri, e disegnare.
Su questo secondo aspetto credo di poter dire che le sue modalità di intervento attraverso forme, tratti, scritture e macchie di pittura monocroma dicano molto sul suo modo di vedere e di guardare il mondo non solo come artista, ma anche come persona che vive un determinato momento storico. Il suo è un modo di raccontare che non è mai completamente accessibile (i segni, quando diventano parole non sempre sono leggibili), ma che pur lasciando qualcosa alla scoperta, analizza in maniera sottile e accurata ogni centimetro di visione. Le sue opere sono come delle mappe in cui le scene vengono frazionate e inquadrate in porzioni e aree, in cui compaiono linee che accompagnano lo sguardo attraverso le decorazioni e le dinamiche delle superfici, e in cui dense pennellate coprono personaggi e luoghi nascondendo parti precise del racconto visivo. Der reine Tor, un lavoro

realizzato su una acquaforte del XII secolo (e recentemente pubblicato come copertina de La Lettura del Corriere della Sera) è un esempio di questa cura e di questo trattamento delle immagini: l’architettura rappresentata nell’opera antica viene riletta individuando prima di tutto ogni sua prospettiva, e una volta riconosciuti tutti gli sbocchi e i movimenti possibili nello spazio, l’artista lascia emergere i personaggi del suo mondo immaginato. Alcune parti vengono nascoste, altre riescono a farsi strada nella pasta della pittura: il dato di partenza – in questo caso l’acquaforte - è un mondo che Cotognini vive fino in fondo, cercandone i misteri, occultandone alcune parti e aggiungendo nuovi protagonisti.
L’occhio non può far altro che perdersi seguendo queste linee e insinuandosi là dove la mano dell’artista rimuove dettagli o apre un dialogo tra presente e passato: questi momenti dell’opera che si compongono tra pittura e scrittura divengono quindi fondamentali perché è proprio da qui che l’osservatore può creare la propria lettura e la propria visione, completando attraverso l’immaginazione ciò che gli sfugge e ciò che si presenta come inaccessibile.
In tal senso, un’opera più di altre credo si presti a essere raccontata: ho avuto la fortuna di poterla esporre a Venezia, alla Serra dei Giardini nel 2015, Simulation of Thoughts. Si tratta di un lavoro composto di 24 elementi, le pagine di Manipolazione di Cultura di Fabio Mauri, un libro edito nel 1976 da La Nuova Foglio Editrice e tratto da un progetto realizzato da Mauri tra il 1971 e il 1973. Il lavoro presenta una analoga struttura in ogni sua unità: un’immagine d’archivio tratta dal repertorio del fascismo e del nazismo, e al di sotto un’area nera, sotto la quale si trova una didascalia che commenta in modo ironico e cinico le abitudini manipolatorie e di controllo dei regimi. Le azioni di potere e di massa per l’artista erano preziosi esempi di un’estetica accuratamente utilizzata per veicolare messaggi particolarmente incisivi, per comunicare un’etica, e agevolare simulazioni nelle masse. Le parole, efficaci proprio perché sarcastiche e taglienti, non avevano mai un soggetto esplicito: in questo modo poteva compiersi un’analisi che cercando nelle forme del passato poteva creare degli esempi nel presente. Per Mauri Manipolazione di Cultura era uno dei capitoli di un’indagine votata a comprendere il legame tra immagini, politica e senso della storia, e Cotognini che in questa visione riconosce pienamente parte del proprio operato, lavora su questo impianto cancellando parte delle parole, usando il bianco per celare il nero, coprendo porzioni di immagini, e riducendo ed esasperando a tratti le scene. In questo modo forse, alla critica sensata si può accompagnare la produzione di un desiderio e di una realtà immaginata per il futuro che produca un vero cambiamento.

Così, per tornare all’inizio di questo breve scritto, coprire i due volti in marmo di un uomo e di una donna, ha la stessa valenza di cancellare immagini, scrivere parole, capire la traiettoria che un animale deve percorrere per trovare il proprio ambiente ideale. È il meccanismo con cui mettere in moto la mente e tutte le sue potenziali capacità di lettura, comprensione, rielaborazione, fantasia e immaginazione: nel disegno così come nella scultura, per Cotognini occultare equivale a creare le condizioni affinchè, attivando i propri sensi, l’uomo possa arrivare a vedere ciò che non sempre è evidente. Il suo è un occulto – e un occultare – Steineriano, concepito come un modo di nascondere per svelare, come un metodo di conoscenza che non ha a che fare con le scienze esoteriche, ma anzi con la consapevolezza che alcuni elementi non si trovano in superficie, e basta solo scavare un poco per poterli mettere a fuoco.

In questa prospettiva quindi, svelare la reazione che si compie tra le parti di una coppia equivale in Should be higher a misurare un movimento - scoprendo in fondo che la ragione di tante dinamiche è puramente e semplicemente naturale: come l’avvicinarsi tra le persone, le migrazioni, al di là di ogni rilettura politica, sono spostamenti necessari alla sopravvivenza. Proprio come cercare, muoversi, vedere e immaginare.