Fabrizio Cotognini, Teatro di carta
Testo: Gianmarco Montesano

“quel che adesso possiedo lo vedo da lontano, e quello che svanì diventa reale e vero”

l' URFAUST ,nella “Dedica” iniziale, si apre con queste parole che sembrano riassumere e illuminare il Teatro di carta ( o delle carte) realizzato da Fabrizio Cotognini per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino.
Teatro di Carta o Teatro degli Spiriti come, in qualche modo, lo sono sempre le imprese archeologiche e, in particolare, le avventure dell' archeologia mentale, grazie alla quale ciò “che svanì diventa reale e vero” .

Quando, tramite Ida Pisani, incontrai la prima volta Cotognini, comparando la giovane età dell'artista e la virtuosa e paziente saggezza del disegno al quale si dedicava, l'impressione – tra ammirazione e stupore – fu proprio quella di trovarmi in presenza di un improbabile archeologo mentale ( improbabile considerando loZeitgeist contemporaneo). E, subito, mi ricordai del significato fondamentale che Nietzsche assegna alla posizione spirituale dell' Inattuale.

Cotognini mi parlò del Faust, delle sue intenzioni, del lavoro che prefigurava di sviluppare, lavoro che, comunque, l'aura che, già allora, avvolgeva i disegni che presentava, lasciava intuire.
E la sorpresa fu piacevolissima non solo per le considerazioni nietzschiane e per l'aver ritrovato quella magica archeologia delle carte e dei segni. Ma una coincidenza volle che - senza averne l'intenzione – io stessi diventando un improvvisato “specialista” della prima versione del Faust, studiando e lavorando alla Regia di uno spettacolo teatrale: un “Faust” che avrei dovuto portare sul palcoscenico qualche tempo dopo. Oggi, da quel che vedo, l'opera di Cotognini- l' archeologo mentale- è compiuta. Così “...tutto quel che svanì diventa reale e vero” nella spiritata riapparizione ( percorsa dal fruscio degli Spiriti ) che avviene nel Teatro di carta messo in scena a Torino da un giovane artista stranamente sapiente, miracolosamente “ inattuale” come Nietzsche chiede di essere a colui che s'avventure nelle alchimie del Pensiero e dei linguaggi. Ed ecco presentarsi lo Spirito di Metamorfosi : il giovane Cotognini come il vetusto Dottor Faust ? Archeologo mentale come già lo fu Goethe ( proprio scrivendo il Faust) quando frugava nelle vecchie carte medievali e studiava- osservandolo- anche il teatro delle marionette a sua volta recuperato dalle carte cinquecentesche del “Faustus” di Christopher Marlowe, il sulfureo predecessore di Shakespeare.

Questo labirinto vertiginoso, disegnato dall'archeologia mentale,vedeva il vecchio Dottor Faust aggirarsi, dubbioso e insoddisfatto, tra i suoi volumi. Il giovane Cotognini si muove tra le sue carte disegnate, tra oggetti evocativi d'altri mondi, d'altre epoche eppure (dall'impressione che ricordo) capace di godere appieno la vita.

In qualche segno o simbolo da lui disegnato, si nasconde forse un Patto misterioso e fatale?
No, non credo! Credo piuttosto all'artista intento a decantare le proprie alchimie.
Cotognini è artista e, tutto ciò che l'artista sigla, costituisce il Patto. Ma non quello proposto al vecchio Dottore da Mefistofele, ispirato dalla forza primordiale e tragica del Desiderio ( infatti, Goethe definisce il suo Faust come Eine tragödie).
Il Teatro di carta, le carte di Cotognini siglano un Patto con il Cuore intelligente ( chiesto a Dio dal saggio Salomone ) il solo incantesimo capace di realizzare pienamente l'essere.

G.M. Montesano
( Paris, Septembre 2018 )