La Bugia

scrive il marchese, legge la regina, illustra Cotognini il libro che si intitola La Bugia:

uno Atlante, uno è il globo, come un gomitolo di Arianna da Atlante scende il fiume Nilo... se io taccio non ci sia pacescrive il marchese di Palombara (e se è una bugia perché non metterci il Tre volte grande Ermete e una promessa di immortalità con anelito di salvezza), legge la regina di Svezia brutta come la fame, illustra Cotognini due lo devi saltare: la vergine afflitta, gravida senza sapere come (pure lei!) fugge dai suoi, non è sovrana d'Etiopia, ma kamikaze che devi saltare se vuoi imparare il segreto rimonta a trescrive il Palombara (e se è una bugia tanto vale metterci un po' di simpatia cosmica, la giusta proporzione di Maestri e Adepti e un pizzico di teriomorfismo) legge Cristina di Svezia che si annoia a essere protestante e poi cattolica e a Roma prova religiosità ipogee con liturgie e operazioni teurgiche, il libro lo illustra Cotognini tre il leone sterminatore, dominio della violenza e delle passioni, che l'uomo, divoratore da divorato, cattura coi lacci; anche l'aquila, forza demiurgica caotica, è catturata lei che sempre assiste al sacro ministerio di Giove, povere bestie proprio per questo ormai in estinzione scrive il marchese teurgo nel suo mondo al bivio fra il sapienziale e il visionario, popolato da oracoli Caldaici, legge la regina dal naso che pende, illustra Cotognini che con le mani esperte mostra conoscenza ieratica e funambolismo talismanico di immagini quattro e cinque continua il sacrifizio animale: leone ampolla rotonda di sangue che dà collera e colera, aquila cestino di ossa bianche che danno sapienza; il sacrificio della donnola che per ucciderlo si lancia in bocca al rospo subendo la di lui leggendaria alitosi. Ma se vuoi avvicinarti al mistero dell’uomo risali a sei scrive il Palombara esecutore di operazioni divine, costruttore di porte alchemiche, legge Cristina che si annoia a essere donna e ogni tanto è anche uomo, illustra Cotognini che vede la magia dietro le parole, vede la realtà sei il drago che si morde la coda, questa, se permette è un po' vecchia marchese, qui c'è un serpente magnifico delle sue spire che incantano, e la magia della realtà è la realtà stessa, cosa è mai un serpente marchese? un serpente è un serpente è un serpente...scrive il marchese che propone la μετάνοια per sottrarre gli uomini all’ignoranza e all’incoscienza con la religione dei gonzi, legge la gonza regina che fonda l'Ordine dell'Amaranta e si consola con barocchissimi gesuiti dato che l'erba non diventa oro (neanche quella del suo giardino), illustra Cotognini sette ancora aquile con e senza ali per causa d'invidia, otto innesto di amaranto e giglio che si sa che non funziona perché l'amaranto è velenoso anche se il giglio porge l'altra guancia  scrive Massimiliano Palombara che subisce per la lunghezza del libro l’effetto allucinatorio dei suoi stessi demoni e pensa di aver trovato l'ingresso del giardino delle Esperidi, legge Cristina regina che già pensa all'Arcadia, illustra Cotognini con mano sicura di lucido incanto nove, dieci, undici e dodici, negli ultimi quattro chi illustra pone la verità: re di tutti i popoli, astri, sacrifici, sogni d'incesto e al centro di tutto la bevanda che al disio mi sia simpatica, elisir universale, l'estratto dell' «Hermetico papavero», la bevanda gassata americana, quella il cui nome traslitterato per il mercato cinese suona qualcosa come "Kekou Kela" che si può tradurre con "la puoi bere e ti rende felice". Pensa che culo

Fabio Ionni

Queste note accompagnano le tavole realizzate da Fabrizio Cotognini nell'ambito del vasto programma artistico Thaumaturgus Opticus. Esse illustrano la sezione delle Parabole Filosofiche del libro La Bugia scritto nel 1656 dal marchese Massimiliano Palombara (1614-1685), sincretico crocevia di neopitagorismo, ermetismo e alchimia. Palombara fece parte del cenacolo esoterico fondato a Roma dalla regina Cristina di Svezia, frequentato anche dal gesuita Athanasius Kircher.